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DEL PADRE GIACCO (0

Elogia il De uno.

Oggi appunto sono sei giorni da che mi venne fra mani il libro di Vostra Signoria, mio riveritissimo signor Giambattista; e, quantunque in tempo si corto, anzi che letto, me l’abbia io piuttosto per grandissima aviditá divorato, nientedimeno non fo dubbio di affermare esser la vostra un’opera che appena crederanno i dotti esser opera di un uomo solo. Se voi, alla foggia del Verulamio, imitata da molti del secol nostro, aveste disegnato soltanto il sublime vastissimo argomento, pur sarebbe stata la vostra un’impresa degnissima di ammirazione e di lode: or che dovran dire i savi in veggendolo oltre la speranza e ’l desiderio a tanta perfezion condotto a quanta è a voi riuscito di felicissjmamente condurlo? Certamente, se l’invidia lor non torce il giudizio, dovran tutti concordemente lodare e benedire il Signore Dio per aver fornita la vostra mente di tanta luce che basta ad illustrare la nostra etá non che la patria nostra, e rendere a voi quell’onore che deesi a valentuomo benemeritissimo della republica de’ letterati. Priego Vostra Signoria, mio pregiatissimo signore, a voler gradire questo mio schietto sentimento con quella generositá onde vi siete degnato di farmi il gran dono, e con esso la grazia di potermi giustamente dichiarare per tutta mia vita, ecc.

Arienzo, 19 settembre 1720.

(1) Vir scientia sapientiaque summus ac proinde in sacra eloquentia, doctissimi cuiusque qui eum audierít iudicio, incomparabilis [V.].