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Corsiniana di Roma. — Il gesuita Domenico Lodovico da Termini presso Aquila (1676-1745) professò rettorica e filosofia, fu maestro dei novizi, rettore a Napoli, provinciale, ed ebbe rapporti letterari con molti dotti, tra cui il Muratori. Di lui furono pubblicati postumi i Carmina et inscriptiones (Napoli, 1746; Ginevra, 1769), tra cui è un distico pel ritratto del V., edito giá nell’edizione della Scienza finora del 1744. — Francesco Carafa principe di Colobrano, che nel 1735 collaborò col V. a una raccolta poetica in onore di Alvise Mocenigo, istituí un’accademia detta il Caprario, di cui probabilmente fece parte il V’. Il quale nel 1734 o 1735 fu ascritto altresi all’accademia degli Oziosi, fatta risorgere dal suo amico Nicola Salerni, ma non, come si suole affermare, all’altra del Portico della Stadera.

pp. 77‘9 — Documenti del metodo del V. nel suo insegnamento pubblico restano non solo alcune sue prolusioni universitarie (ultima delle quali il De mente heroica, recitata il 18 ottobre 1732), ma anche le cosi dette Institufiones oratoriae : corso di lezioni tenuto all’universitá nel 17 1 1-2 e divenuto, con successivi mutamenti, quasi un testo scolastico, ancora studiato a Napoli alla fine. del Settecento. — Fiorentissimo altresí il suo « studio privato», frequentato nei suoi anni migliori da circa centocinquanta discepoli. Tra questi: un Giuseppe Tardioli e Carlantonio De Rosa (avo del Villarosa), dei quali si serbano ancora appunti scolastici, talora dettati dal maestro; — Nicola Solla, autore d’una Vita del V. (pubblicata postuma, col nome di Nicola Sala, nel 1830), ove si ricordano e le sue affollatissime lezioni pubbliche, e l’insegnamento privato, nel quale « abbassavasi fino a spiegar Plauto, Terenzio e Tacito », conservando nondimeno, «in questa sua stessa umiliazione, tutta la grandezza del proprio carattere», giacché, avvertiti come di passaggio « i vezzi della lingua, le origini e proprietá delle voci», ecc., bastava che si affacciassero «alla sua niente le immagini delle nostre passioni, a miracolo dipinte in Plauto e Terenzio », perché s’intrattenesse « a scoprire le sorgenti delle umane azioni, e quindi, scorrendo di dovere in dovere, secondo le varie relazioni che noi abbiamo con Dio, con noi medesimi e cogli altri uomini », passasse « a descrivere le prime linee della moral filosofia e del diritto universal delle genti, condotte poscia a miglior lume e dimostrate in pratica sulle acutissime riflessioni di Tacito»; — il giá ricordato Gherardo degli Angioli, che pone tra gli argomenti dell’insegnamento privato del V.