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non come maestro di giurisprudenza) verso la fine del 1686 o i principi del 1687, il V. vi restò fino all’autunno del 1695. Nel castello baronale di Vatolla (posseduto oggi dai Vargas-Machuca principi di Migliano) si sogliono mostrare una stanza con alcova, che si afferma quella ov’egli dormiva e studiava, e anche, nel cortile, un’iscrizione latina del 1731, attribuita al V., ma che fu scritta invece dal suo discepolo Saverio Rocca. — Il « Ricardo » è il gesuita francese Etienne des Champs (1613-1701), che, con lo pseudonimo di Antonius Richardus, scrisse una Disputatici de libero arbitrio (1645) e il De haeresi ianseniana ab apostolica Sede proscripta (1654). Ma alla sua interpetrazione, a dir vero alquanto sforzata, del pensiero del Des Champs il V. giunse effetti v amen te piú tardi: nel De antiquissima (1710) e, ancora meglio, nel Diritto universale (1720). — Il convento francescano di Santa Maria della Pietá di Vatolla era stato fondato poco dopo il 1620, dirimpetto sei secolari alberi di ulivo, sotto uno dei quali si vuole che il V. solesse leggere e meditare. E ancora esistono colá un trecento volumi, avanzo della « libreria » ricordata da \\’ Autobiografia. — Non soltanto 1 ’apologia o critica dell’epigramma del canonico Massa, ma sopra tutto l’ influsso di Lionardo dí Capua e la fiera lotta contro il barocchismo iniziata a Napoli fin dagli ultimi decenni del Seicento determinarono nel V. la conversione al neopetrarchismo e al purismo trecentistico, di talune affettature del quale nemmeno negli anni della maturitá giunse totalmente a disfarsi. — Certamente anticipato al 1686-95 da un tempo molto posteriore, e forse non troppo lontano dal Diritto universale , è ciò che il V. soggiunge dell’elaborazione della sua teoria della giustizia commutativa e distributiva. Analogamente, il suo passaggio al platonismo (o, meglio, neoplatonismo), con tutte le conseguenze narrate nel testo, non fu, effettivamente, troppo anteriore al De antiquissima. — La prolusione universitaria, di cui è intercalato nel testo una parziale traduzione o riassunto, è andata dispersa. — Piú che un epicureismo lucreziano-gassendiano in senso stretto, il movimento d’idee a cui accenna il V., e che ebbe diffusione grandissima nell’Italia meridionale, era un eclettismo, che, non senza giungere talora a conclusioni ateistiche (donde l’appellativo di « ateisti » dato a coloro che professavano quella filosofia), era materiato di atomismo democriteo, epicureismo, filosofia del Rinascimento (telesismo, campanellismo e perfino brunistno), sperimentalismo baconiano-galileiano e razionalismo cartesiano. Procedente di pari passo con un