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ed incerto ciò che dicesi diritto naturale. L’auttore incolpa non solamente Machiavelli, Obbes, Spinosa d’essere stati di questo sentimento, ma ben anco il signor Bayle, il quale gliel niegatebbe se fvisse in vita, ancorché ciò venisse in conseguenza da’ suoi principi del pirronismo («). Platone, che stabilisce l’ immortalitá dell’anima e l’immutabilitá dell’ idee, è favorevole al diritto naturale. Gli antichi giureconsulti, che hanno seguito in questo i filosofi, contribuiscono eziandio a stabilire la giurisprudenza su principi incontrastabili W e conseguentemente uniformi a quelli della religion cristiana, che ci somministra i lumi della natura. In questo si restcigne ciò che il signor Vico fonda nella prima parte del secondo libro, che contiene ventuno capi.

La seconda parte, in cui si distende molto piú, tratta della costanza della filologia, che egli intraprende a ridurre in forma di scienza. La filologia — dic’egli — è lo studio della lingua, che ne dá l’istoria e ne dimostra l’origine ed i progressi e, secondo l’uso delle lingue, i significati propi e figurati. Ma, con darci l’istoria delle parole, ella è in obbligo di darci quella delle cose; ed ella si serve degli aiuti d’altre cognizioni, come di quelle delle iscrizioni antiche, delle medaglie, della cronologia, ecc. L’auttore avrebbe potuto ancor riflettere che la parola tpitaftoyoi; non significa solamente l’uomo che ama dí parlare, ma ancora l’uomo studioso, poiché Àóyoi si prende sovente per le lettere, e l.óyoq, come in latino « ratio », per la dottrina d’una setta. Cosi il signor Vico fa ben vedere in appresso che la filologia non riguarda meno le cose che le parole.

Egli ci dá in accorcio le principali epoche dopo il diluvio insino al tempo nel quale Annibaie portò la guerra in Italia, perché egli discorre in tutto il corso del libro sopra diverse cose che seguirono in questo spazio di tempo e fa molte osservazioni di filologia sopra un gran numero di materie, emendando quantitá di errori vulgari a cui uomini intendentissimi non hanno punto badato ( c ). Considera nel fine di questa cronologia che

( a ) quoique ce soit une conséqttence de ses principes Pyrrhoniens — (b) inèbranlables — (c) les plus habiles n’ont pas fait assez d’attention.