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mondo il pregio di sottili e di delicati, ma non giá di acuti e d’ingegnosi. V. Che, mutata la forma nella repubblica romana, di libera, in principato o, per meglio dire, in monarchica, gl’imperatori, per tórre di mano a’ nobili la forza delle leggi, offersero loro un simulacro di potenza, con fare piú venerando l’ordine de’ giurisconsulti; ma nello stesso tempo essi co’rescritti, il senato co’ senatusconsulti, e sopra tutto i pretori cogli editti, si diedero a trattar le leggi con equitá naturale: con che si obbligarono maggiormente la plebe, che solo di questa, e non dell’equitá civile, è capace, e andarono tratto tratto rendendo inutili le forinole, le quali erano il segreto della potenza de’ nobili. VI. Che, per evitare i danni della giurisprudenza, come oggi si tratta, e per conseguire gli utili, con che la trattarono i romani nella repubblica libera, sarebbe d’uopo interpretar le leggi secondo le ragioni di Stato; e si dá un saggio di un si fatto sistema.