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f 282 IV - POLEMICHE RELATIVE AL «DE ANTIQUISSIMA» aiuti e qual fine avessero gli antichi, e quali noi presentemente ne abbiamo, ch’erano ad essi loro del tutto ignoti, come pure unendo i comodi dell’ordine tenuto da essi negli studi con quello dell’ordine da noi praticato, e dall’uno e dall’altro tutte le incomoditá rimovendo. II. Annoverando fra gli strumenti, che noi abbiamo, la critica, fa vedere le incomoditá ch’ella reca, massime a’ giovani che si mettono nella via degli studi. Poiché, avendo ella per uffízio suo lo spurgare il suo primo vero non solamente da ogni falsitá, ma ancora da ogni sospizione di falso, vuole che le seconde veritá, ogni verisimile ed ogni falso se ne sbandiscano affatto: il che è d’incomodo a’giovani riguardo alla prudenza, riguardo all’eloquenza e riguardo a quelle arti dove può molto la fantasia e la memoria, come la pittura, la poetica, l’oratoria e la giurisprudenza. Mostra dipoi che allo studio della critica dee precedere quello della topica, in oggi per altro poco apprezzata, poiché infatti naturalmente precede la invenzione degli argomenti al giudizio che della veritá loro si forma; che, come la critica ci fa veri, cosi la topica ci rende fecondi, onde la prima dagli stoici fu professata, la seconda dagli accademici, e però quella piú asciutta, questa piú varia e piú ornata; che l’una e l’altra, da per se sola, è viziosa, la critica, perché né meno il verisimile ammette, la topica, perché abbraccia spesso anche il falso; che ambedue, ben unite, perfezioneranno la gioventú e rimoveranno gl’incomodi piú sopra rammemorati. A tal proposito, diversamente e’ discorre da quello che insegnò il signor Arnoldo nel capitolo xvu della terza parte della sua Logica oin>ero Arte di pensare , il quale diceva d’esser persuaso dalla sperienza a non fare certo mistero della topica, né ad averne alcuna menoma stima: facendo anzi toccar con mano che lo stesso Arnoldo era del suo parere, tuttoché ne abbia scritto altramente. Parlando del metodo geometrico, dice che, usato questo nelle cose fisiche, leva il desiderio di oltre contemplare ed osservar la natura; adoperato nelle oratorie, rende disadorno il discorso e lo mette in ceppi e a meschinitá lo riduce. Quanto all’analisi, dubita ch’ella appunto per questo, perché facilita lo studio, renda inabili gl’ingegni a ben riuscire nelle meccaniche. Mostra che i piú be’ trovati, come le artiglierie, le navi di una sola vela corredate, gli orologi e le cupole delle chiese, delle quali tu la prima quella che fece Filippo Brunelleschi in