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228 libro secondo


gl’italiani chiamano «potenze dell’anima» che usano le scuole), molto meglio, diciamo, i latini avevano per significarlo una sola voce natia, «facultas», dagli antichi detta «faculitas», e poi ingentilita e chiamata «facilitas», senza la quale facilitá di fare non si dice esser acquistata una facultá. Che doveva esser il principio della sua Logica ovvero Metafisica dell’inghilese barone Erberto, con la quale vuol provare che ad ogni nuova sensazione si desti nell’anima una nuova facultá; ch’è appunto quello che ne sembrava esser una goffa semplicitá de’ primi uomini, ch’ad ogni nuova aria di volto credevano vedere una nuova faccia, ad ogni nuova passione o pensiero credevano aver altro cuore (che truovammo esser il vero della favola di Proteo): e ’n conseguenza il parlar vero di quelle frasi poetiche «ora», «animi»,«pectora», «vultus», usati per lo numero del meno da essi poeti, che oggi sembrerebbono fatte per ispiegare nell’accademie quella gran fisica veritá, che s’intese poi dagli piú avveduti filosofi: ch’in ogni momento appresso, tutte le cose in natura sono altre da quelle che sono state nel momento innanzi.

1304[707] [CMA3] E deve essere stato cosí dalla divina provvedenza ordinato ch’avendo ella dato agli animali i sensi per la custodia de’ lor individui, in tempo ch’erano gli uomini caduti in uno stato bestiale, da essa stessa bestialitá avessero sensi scortissimi e, come gli animali bruti, sentissero anco le virtú dell’erbe che sanassero i loro malori. Siccome viaggiatori raccontano d’una generazion d’uomini in sommo grado selvaggi dell’Affrica, che sanno a maraviglia le virtú dell’erbe. I quali sensi scortissimi, venendo l’etá del senno con cui gli uomini potessero consigliarsi, si disperderono. Che tutto è pruova di ciò che ne’ Princípi dicemmo: che ora appena intender si può, affatto immaginar non si può, come pensassero i primi autori del gener umano gentilesco.