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sezione settima 225


cospira in lui un principio indivisibile d’essere, sussistere, muoversi, sentire, ricordarsi, immaginare, intendere, volere, meravigliarsi, dubitare, conoscere, giudicare, discorrere e favellare. Certamente gli eroi latini sentirono l’essere..... purissimo, che da niun esser è circoscritto. [CMA4] Quinci venne a’ latini la voce «ens» per significar astrattivamente «cosa che è»: venne sí tardi che si ha per scolastica, non per volgare latina; e lo stesso truoverassi de’ greci nel medesimo senso la vece ὤν. E quindi si tragge un grave argomento per la veritá della cristiana religione, ch’ella ha altri principi incomparabilmente piú sublimi di quelli delle gentilesche: che questa voce, la qual venne sí tardi tra gli piú dotti gentili e non si usò che da’ filosofi, ella è antichissima volgare agli ebrei, per quel luogo di Mosè, il quale nel Sina domanda a Dio chi deve dir al popolo di averlo con la Legge mandato, e Iddio gli risponde «Qui est misit te»; e, domandandogli Mosè di nuovo chi esso si fusse, egli si descrive: «Sum qui sum» [CMA3*] (nel qual luogo Dionigi Longino ammira tutta la sublimitá dell’espressione, convenevole alla somma altezza del subietto), [CMA4] appunto come Platone, quando assolutamente dice ὤν, intende Iddio. [CMA3*] Lo che qui detto si può aggiugnere a ciò che se n’è sopra ragionato nella Metafisica poetica. [SN2] Sentirono la sostanza ne’ talloni, perocché sulle piante de’ piedi l’uomo sussiste: onde Achille portava i suoi fati sotto il tallone, com’a’ tempi barbari ricorsi i paladini portavano i talloni fatati, perché ivi stasse il lor fato, o sia la sorte del vivere e del morire.

1294[694] ..... come restò a’ latini «succiplenum» per «corpo carnuto insuppato di buon sangue», dal quale viene il vero buon colore, che fa il compimento della bellezza: onde, se non si è sano, non si può esser di vero bello.

1295[695]..... E i poeti teologi, con giusto senso ancora, mettevano il corso della vita nel corso del sangue, perch’i fisici vogliono l’aria bisognar a’pulmoni per rinfrescar le fiamme del cuore, ch’è l’ufficina del sangue, e col suo moto il ripartisce per le arterie nelle vene, onde se n’irrighi tutto il corpo animato.

1296[696]..... ch’è l’«igneus ligor» che testé ci ha detto Virgilio. [CMA3] Il quale, siccome colui ch’era stoico di setta, sembra aver voluto dire poeticamente ciò che que’ filosofi dicevano «senso etereo», ch’i peripatetici appellarono «intelletto agente», i platonici chiamarono «genio», [SN2] e i poeti teologi il sentivano e non intendevano. Il qual principio poi da’ latini fu detto

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