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140 libro quinto - capo secondo


«ras», che da’greci fu detto βᾶς; e da’ barbari «was», onde fu poi «wassus» e finalmente «vassallus». Della quale spezie di vassalli abbondano oggi tuttavia i regni del piú freddo Settentrione, che ritengono ancor troppo della barbarie, e sopra tutti quel di Polonia, ove si dicono «kmetos», e son una spezie di schiavi, de’ quali que’ palatini sogliono giucarsi l’intiere famiglie, le quali debbono passare a servir ad altri nuovi padroni; che debbon essere gl’incatenati per gli orecchi, che, con catene d’oro poetico (cioè del frumento) che gli escono di bocca, gli si mena, dove vuol, dietro l’Ercole gallico.

1065Quindi si passò a’ feudi rustici di spezie reali, a’ quali [si giunse] con la prima legge agraria delle nazioni, che truovammo essere stata tra’ romani quella con la quale Servio Tullio ordinò il primo censo, per lo quale permise, come ritruovammo, a’ plebei il dominio bonitario de’ campi loro assegnati da’ nobili sotto certi non, come innanzi, sol personali ma anco reali pesi; che dovetter esser i primi «mancipes», che poi restaron detti coloro i quali in robe stabili son obbligati all’erario. Della qual spezie debbon essere stati i vinti, a’ quali Ottomano disse poc’anzi ch’i vincitori davano i campi incolti delle conquiste per sostentarvisi col coltivargli; e si ritornarono gli Antei annodati alle terre da Ercole greco e i nessi del dio Fidio, ovvero Ercole romano (qual sopra truovammo), sciolti finalmente dalla legge petelia.

1066Tali nessi della legge petelia, per le cose le quali sopra ne ragionammo, con tutta loro propietá cadon a livello per ispiegar i vassalli, che dapprima si dovettero dire «ligi», [perché] da cotal nodo legati; i quali ora da’ feudisti son diffiniti coloro i quali debbono riconoscere per amici o nimici tutti gli amici o nimici del lor signore; ch’è appunto il giuramento ch’i vassalli germani antichi, appo Tacito, come altra volta l’udimmo, davano a’ loro principi di servire alla loro gloria. Tali vassalli ligi, poscia, isplendidendosi tali feudi fin a sovrani civili, furono gli re vinti, a’ quali il popolo romano, con la formola solenne con cui la storia romana il racconta, «regna dono dabat», ch’era tanto dire quanto «beneficio dabat»; e ne dive-