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XXXVII

186Il piú sublime lavoro della poesia è alle cose insensate dare senso e passione, ed è propietá de’ fanciulli di prender cose inanimate tra mani e, trastullandosi, favellarvi come se fussero, quelle, persone vive.

187Questa degnitá filologico-filosofica ne appruova che gli uomini del mondo fanciullo, per natura, furono sublimi poeti.

XXXVIII

188È un luogo d’oro di Lattanzio Firmiano quello ove ragiona dell’origini dell’idolatria, dicendo: «Rudes initio homines deos appellarunt sive ob miraculum virtutis (hoc vere putabant rudes adhuc et simplices); sive, ut fieri solet, in admirationem praesentis potentiae; sive ob beneficia, quibus erant ad humanitatem compositi».

XXXIX

189La curiositá, propietá connaturale dell’uomo, figliuola dell’ignoranza, che partorisce la scienza, all’aprire che fa della nostra mente la maraviglia, porta questo costume: ch’ove osserva straordinario effetto in natura, come cometa, parelio o stella di mezzodí, subito domanda che tal cosa voglia dire o significare.

XL

190Le streghe, nel tempo stesso che sono ricolme di spaventose superstizioni, sono sommamente fiere ed immani; talché, se bisogna per solennizzare le loro stregonerie, esse uccidono spietatamente e fanno in brani amabilissimi innocenti bambini.

191Tutte queste proposizioni, dalla ventesimottava incominciando fin alla trentesimottava, ne scuoprono i principi della poesia divina o sia della teologia poetica; dalla trentesima-