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74 libro primo - sezione seconda


123Questa degnitá addita il fonte inesausto di tutti gli errori presi dall’intiere nazioni e da tutt’i dotti d’intorno a’ princípi dell’umanitá; perocché da’ loro tempi illuminati, colti e magnifici, ne’ quali cominciarono quelle ad avvertirle, questi a ragionarle, hanno estimato l’origini dell’umanitá, le quali dovettero per natura essere picciole, rozze, oscurissime.

124A questo genere sono da richiamarsi due spezie di borie che si sono sopra accennate: una delle nazioni ed un’altra de’ dotti.

III

125Della boria delle nazioni udimmo quell’aureo detto di Diodoro sicolo: che le nazioni, o greche o barbare, abbiano avuto tal boria: d’aver esse prima di tutte l’altre ritruovati i comodi della vita umana e conservar le memorie delle loro cose fin dal principio del mondo.

126Questa degnitá dilegua ad un fiato la vanagloria de’ caldei, sciti, egizi, chinesi, d’aver essi i primi fondato l’umanitá dell’antico mondo. Ma Flavio Giuseffo ebreo ne purga la sua nazione, con quella confessione magnanima ch’abbiamo sopra udito: che gli ebrei avevano vivuto nascosti a tutti i gentili. E la sagra storia ci accerta l’etá del mondo essere quasi giovine a petto della vecchiezza che ne credettero i caldei, gli sciti, gli egizi e fin al di d’oggi i chinesi. Lo che è una gran pruova della veritá della storia sagra.

IV

127A tal boria di nazioni s’aggiugne qui la boria de’ dotti, i quali, ciò ch’essi sanno, vogliono che sia antico quanto che ’l mondo.

128Questa degnitá dilegua tutte le oppinioni de’dotti d’intorno alla sapienza innarrivabile degli antichi; convince d’impostura gli oracoli di Zoroaste caldeo, d’Anacarsi scita, che non ci son pervenuti, il Pimandro di Mercurio Trimegisto, gli orfici (o