Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. I, 1928 – BEIC 1964037.djvu/77


annotazioni alla tavola cronologica 71


a lavorare per essi nelle loro private prigioni. Ma restò al senato il sovrano dominio ch’esso aveva sopra i fondi dell’imperio romano, ch’era giá passato nel popolo, e per lo senatoconsulto che chiamavano «ultimo», finché la romana fu repubblica libera, se ’l mantenne con la forza dell’armi; onde, quante volte il popolo ne volle disponere con le leggi agrarie de’ Gracchi, tante il senato armò i consoli, i quali dichiararono rubelli ed uccisero i tribuni della plebe che n’erano stati gli autori. Il quale grand’effetto non può altrove reggere che sopra una ragione di feudi sovrani soggetti a maggiore sovranitá; la qual ragione ci vien confermata con un luogo di Cicerone in una Catilinaria, dove afferma che Tiberio Gracco con la legge agraria guastava lo stato della repubblica, e che con ragione da Publio Scipione Nasica ne fu ammazzato, per lo diritto dettato nella formola con la qual il consolo armava il popolo contro gli autori di cotal legge: «Qui rempublicam salvam velit consulem sequatur».

XLIV

[Guerra di Taranto, ove s’incomincian a conoscer tra loro i latini co’ greci. — Anni del mondo 3708, di Roma 489]

116La cui cagione fu ch’i tarantini maltrattarono le navi romane ch’approdavano al loro lido e gli ambasciadori altresi, perché, per dirla con Floro, essi si scusavano che «qui essent aut unde venirent ignorabant». Tanto tra loro, quantunque dentro brievi continenti, si conoscevano i primi popoli!

XLV

[Guerra cartaginese seconda, da cui comincia la storia certa romana a Livio, il qual pur professa non saperne tre massime circostanze. — Anni del mondo 3849, di Roma 552]

117Della qual guerra pur Livio — il quale si era professato dalla seconda guerra cartaginese scrivere la storia romana con alquanto piú di certezza, promettendo di scrivere una guerra la piú memorabile di quante mai si fecero da’ romani, e, ’n