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68 libro primo - sezione prima


de’ connubi de’ nobili, o sia della ragione di contrarre nozze solenni (ché tanto suona «connubium»), la cui maggior solennitá erano gli auspici, ch’erano propi de’ nobili (i quali auspici furono il gran fonte di tutto il diritto romano, privato e pubblico); e sí fu da’ padri comunicata a’ plebei la ragion delle nozze, le quali, per la diffinizione di Modestino giureconsulto, essendo «omnis divini et humani iuris communicatio», ch’altro non è la cittadinanza, dieder essi a’ plebei il privilegio di cittadini. Quindi, secondo la serie degli umani disidèri, ne riportarono i plebei da’ padri comunicate tutte le dipendenze degli auspici ch’erano di ragion privata, come patria potestá, suitá, agnazioni, gentilitá e, per questi diritti, le successioni legittime, i testamenti e le tutele. Dipoi ne pretesero le dipendenze di ragion pubblica, e prima ne riportarono comunicati gl’imperi coi consolati, e finalmente i sacerdozi e i pontificati e, con questi, la scienza ancor delle leggi.

111In cotal guisa i tribuni della plebe, sulla pianta sopra la qual erano stati criati di proteggerle la libertà naturale, tratto tratto si condussero a farle conseguire tutta la libertá civile. E ’l censo ordinato da Servio Tullio — con disponersi dappoi che non piú si pagasse privatamente a’ nobili, ma all’erario, perché l’erario somministrasse le spese nelle guerre a’ plebei, — da pianta di libertá signorile, andò da se stesso, naturalmente, a formar il censo pianta della libertá popolare; di che dentro truoverassi la guisa.

112Con uguali passi i medesimi tribuni s’avanzarono nella potestá di comandare le leggi. Perché le due leggi orazia ed ortensia non poterono accordar alla plebe ch’i di lei plebisciti obbligassero tutto il popolo senonsé nelle due particolari emergenze, per la prima delle quali la plebe si era ritirata nell’Aventino gli anni di Roma CCCIV, nel qual tempo, come qui si è detto per ipotesi e dentro mostrerassi di fatto, i plebei non erano ancor cittadini; e per la seconda ritirossi nel Gianicolo gli anni CCCLXVII, quando la plebe ancora contendeva con la nobiltá di comunicarlesi il consolato. Ma, sulla pianta delle suddette due leggi, la plebe finalmente si avanzò a coman-