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annotazioni alla tavola cronologica 43


ordine, per tutto tal tempo si erano parlate tre lingue: la prima geroglifica ovvero per caratteri sagri, la seconda simbolica o per caratteri eroici, la terza pistolare o per caratteri convenuti da’ popoli, al riferire dello Scheffero, De philosophia italica. La qual divisione de’ tempi egli è necessario che Marco Terenzio Varrone — perch’egli, per la sua sterminata erudizione, meritò l’elogio con cui fu detto il «dottissimo de’ romani» ne’ tempi loro piú illuminati, che furon quelli di Cicerone — dobbiam dire, non giá ch’egli non seppe seguire, ma che non volle; perché, forse, intese della romana ciò che, per questi principi, si truoverá vero di tutte le nazioni antiche, cioè che tutte le divine ed umane cose romane erano native del Lazio: onde si studiò dar loro tutte latine origini nella sua gran opera Rerum divinarum et humanarum, della quale l’ingiuria del tempo ci ha privi (tanto Varrone credette alla favola della legge delle XII Tavole venuta da Atene in Roma!), e divise tutti i tempi del mondo in tre, cioè: tempo oscuro, ch’è l’etá degli dèi; quindi tempo favoloso, ch’è l’etá degli eroi; e finalmente tempo istorico, ch’è l’etá degli uomini che dicevan gli egizi.

53Oltracciò, l’antichitá degli egizi gioveracci con due boriose memorie, di quella boria delle nazioni, le quali osserva Diodoro sicolo che, o barbare o umane si fussero, ciascheduna si è tenuta la piú antica di tutte e serbare le sue memorie fin dal principio del mondo; lo che vedremo essere stato privilegio de’ soli ebrei. Delle quali due boriose memorie una osservammo esser quella che ’l loro Giove Ammone era il piú vecchio di tutti gli altri del mondo, l’altra che tutti gli altri Ercoli dell’altre nazioni avevano preso il nome dal lor Ercole egizio: cioè ch’appo tutte prima corse l’etá degli dèi, re de’ quali appo tutte fu creduto esser Giove; e poscia l’etá degli eroi, che si tenevano esser figliuoli degli dèi, il massimo de’ quali fu creduto esser Ercole.