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della venuta d’enea in italia 375


Arcadia, terra mediterranea di Grecia, pastori, che per natura non sanno cosa sia mare, ne valicarono tanto tratto e penetrarono in mezzo del Lazio, quando Anco Marzio, terzo re dopo Romolo, fu egli il primo che menò una colonia nel mar vicino? e vi vanno, insieme co’ frigi dispersi, dugento anni innanzi che nemmeno il nome di Pittagora, celebratissimo nella Magna Grecia, a giudizio di Livio, arebbe, per mezzo a tante nazioni, di lingue e di costumi diverse, da Cotrone potuto giugner a Roma? e quattrocento anni innanzi ch’i tarantini non sapevano chi si fussero i romani, giá potenti in Italia?

772Ma pure, come piú volte abbiam detto, per una delle degnitá sopra poste, queste tradizioni volgari dovettero da principio avere de’ grandi pubblici motivi di veritá, perché l’ha conservate per tanto tempo tutta una nazione. Che dunque? Bisogna dire che alcuna cittá greca fusse stata nel lido del Lazio, come tante altre ve ne furono e duraron appresso ne’ lidi del Mar Tirreno; la qual cittá innanzi della legge delle XII Tavole fusse stata da’ romani vinta, e per diritto eroico delle vittorie barbare fussesi demolita, e i vinti ricevuti in qualitá di soci eroici; e che, per caratteri poetici, cosí cotesti greci dissero «arcadi» i vagabondi di terra ch’erravano per le selve, «frigi» quelli per mare, come i romani i vinti ed arresi loro dissero «ricevuti nell’asilo di Romolo», cioè in qualitá di giornalieri, per le clientele ordinate da Romolo quando nel luco aprí l’asilo a coloro i quali vi rifuggivano. Sopra quali vinti ed arresi (che supponiamo nel tempo tra lo discacciamento degli re e la legge delle XII Tavole) i plebei romani dovetter esser distinti con la legge agraria di Servio Tullio, ch’aveva permesso loro il dominio bonitario de’ campi; del quale non contentandosi, voleva Coriolano, come sopra si è detto, ridurre [essi plebei] a’ giornalieri di Romolo. E poscia, buccinando dappertutto i greci la guerra troiana e gli errori degli eroi, e per l’Italia quelli d’Enea, come vi avevano osservato innanzi il lor Ercole, il lor Evandro, i loro cureti (conforme si è sopra detto), in cotal guisa, a capo di tempo, che tali tradizioni per mano di gente barbara s’eran alterate e finalmente corrotte; in cotal guisa