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della geografia poetica 371


761Or, cosí da’ latini avendoci richiamati i greci, essi, con uscir per lo mondo (gli uomini boriosi!), sparsero dappertutto la fama della guerra troiana e degli error degli eroi, cosí troiani, quali d’Antenore, di Capi, d’Enea, come greci, quali di Menelao, di Diomede, d’Ulisse. Osservarono per lo mondo sparso un carattere di fondatori di nazioni simigliarne a quello del lor Ercole che fu detto tebano, e vi sparsero il nome del loro Ercole, de’ quali Varrone per le nazioni antiche noverò ben quaranta, de’ quali il latino afferma essere stato detto «dio Fidio». Cosí avvenne che, per la stessa boria degli egizi (che dicevano il loro Giove Ammone essere lo piú antico di tutti gli altri del mondo, e tutti gli Ercoli dell’altre nazioni aver preso il nome dal lor Ercole egizio, per due degnitá che se ne sono sopra proposte, siccome quelli che con errore credevano essere la nazione piú antica di tutte l’altre del mondo), i greci fecero andar il lor Ercole per tutte le parti della terra, purgandola de’ mostri, per riportarne solamente la gloria in casa.

762Osservarono esservi stato un carattere poetico di pastori che parlavano in versi, ch’appo essi era stato Evandro arcade; e cosí Evandro venne da Arcadia nel Lazio, e vi ricevette ad albergo l’Ercole suo natio, e vi prese Carmenta in moglie, detta da’ «carmi», da’ versi, la qual a’ latini truovò le lettere, cioè le forme de’ suoni che si dicono «articolati», che sono la materia de’ versi. E finalmente, in confermazione di tutte le cose qui dette, osservarono tai caratteri poetici dentro del Lazio, alla stessa fatta, come sopra abbiam veduto, che truovarono i loro cureti sparsi in Saturnia (o sia nell’antica Italia), in Creta ed in Asia.

763Ma come tali greche voci e idee sieno pervenute a’ latini in tempi sommamente selvaggi, ne’ quali le nazioni erano chiuse a’ m stranieri, quando Livio niega ch’a’tempi di Servio Tullio, nonché esso Pittagora, il di lui famosissimo nome, per mezzo a tante nazioni, di lingue e di costumi diverse, avesse da Cotrone potuto giugner a Roma; per questa difficultá appunto noi sopra domandammo in un postulato, perché ne portavamo