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350 libro secondo - sezione ottava - capo unico


contemplazione dell’eterne divine cose (la l’qual egli interpetra aver inteso i poeti teologi coi lor Elisi).

721Ma, con idee tutte diverse da queste morali e metafisiche (perocché i poeti teologi l’avevano detto con idee politiche, com’era loro necessario naturalmente di fare, siccome quelli che fondavano nazioni), scescero nell’inferno tutti i gentili fondatori de’ popoli. Scesevi Orfeo, che fondò la nazion greca; e, vietato, nel salirne, di voltarsi indietro, voltandosi, perde la sua moglie Euridice (ritorna all’infame comunion delle donne). Scesevi Ercole (ch’ogni nazione ne racconta uno da cui fusse stata fondata), e scesevi per liberar Teseo, che fondò Atene, il quale vi era sceso per rimenarne Proserpina, ch’abbiamo detto essere la stessa che Cerere (per riportarne il seminato frumento in biade). Ma, piú spiegatamente di tutti, appresso, Virgilio (il quale nei primi sei libri dell’Eneide canta l’eroe politico, negli altri restanti sei canta l’eroe delle guerre), con quella sua profonda scienza dell’eroiche antichitá, narra ch’Enea, con gli avvisi e con la condotta della Sibilla cumana, delle quali dicemmo ch’ogni nazione gentile n’ebbe una, e ce ne sono giunte nominate pur dodici (talché vuol dire con la divinazione, che fu la sapienza volgare della gentilitá), con sanguinosa religione pio (di quella pietá che professarono gli antichissimi eroi nella fierezza ed immanitá della loro fresca origine bestiale che sopra si è dimostrata), sagrifica il socio Miseno (come pure abbiam sopra detto, per lo diritto crudele che gli eroi ebbero sopra i lor primi soci ch’abbiamo ancor ragionato), si porta nell’antica selva (qual era la terra dappertutto incolta e boscosa), gitta il boccone sonnifero a Cerbero e l’addormenta (ch’Orfeo aveva addormentato col suono della sua lira, che sopra a tante pruove abbiamo truovato esser la legge; ed Ercole incatenò col nodo con cui avvinse Anteo nella Grecia, cioè con la prima legge agraria, in conformitá di ciò che se n’è sopra detto); per la cui insaziabil fame Cerbero fu finto trifauce — d’una vastissima gola — col superlativo del tre, come si è sopra spiegato. Cosi Enea scende nell’inferno (che truovammo dapprima non piú profondo dell’altezza de’ solchi), e a Dite (dio delle