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della cosmografia poetica 349


essi nulla di sé nella loro posteritá. Onde poi la verga fu adoperata da’ maghi, sulla vana credenza che con quella si risuscitassero i morti; e ’l pretore romano con la bacchetta batteva sulla spalla gli schiavi e gli faceva divenir liberi, quasi con quella gli faceva ritornar da morte in vita. Se non pure i maghi stregoni usano la verga nelle loro stregonerie, ch’i maghi sappienti di Persia avevan usato per la divinazion degli auspici. Onde alla verga fu attribuita la divinitá, e fu dalle nazioni tenuta per dio e che facesse miracoli, come Trogo Pompeo ce n’accerta appresso il suo breviatore Giustino.

718Quest’inferno è guardato da Cerbero, dalla sfacciatezza canina d’usar la venere senza vergogna d’altrui. È Cerbero trifauce, cioè d’una sformata gola, col superlativo del «tre» ch’abbiamo piú volte sopra osservato, perché, come l’Orco, tutto divora; e, uscito sopra la terra, il sole ritorna indietro (e, salito sulle cittá eroiche, la luce civil degli eroi ritorna alla notte civile).

719Nel fondo di tal inferno scorre il fiume Tartaro, dove si tormentano i dannati: Issione a girar la ruota, Sisifo a voltar il sasso, Tantalo a morirsi e di fame e di sete, come si sono sopra queste favole tutte spiegate; e ’l fiume dove brucian di sete è lo stesso fiume «senza contento», ché tanto Acheronte e Flegetonte significano. In quest’inferno poi, per ignorazione di cose, furono gittati da’ mitologi e Tizio e Prometeo; ma costoro furon in cielo incatenati alle rupi, a’ quali divora le viscere l’aquila che vola ne’ monti (la tormentosa superstizion degli auspici, ch’abbiamo sopra spiegati).

720Le quali favole tutte poscia i filosofi ritruovaron acconcissime a meditarvi e spiegare le loro cose morali e metafisiche; e se ne destò Platone ad intendere le tre pene divine, che solamente dánno gli dèi e non possono dare gli uomini: la pena dell’obblio, dell’infamia e i rimorsi co’ quali ci tormenta la rea coscienza; e che, per la via purgativa delle passioni dell’animo, le quali tormentano gli uomini (ch’esso intende per l’inferno de’ poeti teologi), si entra nella via unitiva, per dove va ad unirsi la mente umana con Dio per mezzo della