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332 libro secondo - sezione settima - capo primo


che non abitano le cittá ma le selve; carattere al quale riducevano gli empi vagabondi per la gran selva della terra, ch’avevano aspetto d’uomini e costumi di bestie nefande: che poi, con allegorie sforzate ch’osserveremo piú appresso, i filosofi, ingannati dalla voce πᾱν, che significa «tutto», rappresero per l’universo formato. Han creduto ancor i dotti ch’i poeti avesser inteso la prima materia con la favola di Proteo, con cui, immerso nell’acque, Ulisse da fuori l’acque lutta in Egitto, né può afferrarlo, perché sempre in nuove forme si cangia. Ma tal loro sublimitá di dottrina fu una gran goffaggine e semplicitá de’ primi uomini, i quali (come i fanciulli, quando si guardano negli specchi, vogliono afferrare le lor immagini) dalle varie modificazioni de’ lor atti e sembianti credevano esser un uom nell’acqua, che cangiassesi in varie forme.

689Finalmente fulminò il cielo, e Giove diede principio al mondo degli uomini dal poner questi in conato, ch’è propio della libertá della mente, siccome dal moto, il qual è propio de’ corpi, che son agenti necessari, cominciò il mondo della natura; perocché que’, che ne’ corpi sembran esser conati, sono moti insensibili, come si è detto sopra nel Metodo. Da tal conato uscí la luce civile, di cui è carattere Apollo, alla cui luce si distinse la civile bellezza onde furono belli gli eroi; della quale fu carattere Venere, che poi fu presa da’ fisici per la bellezza della natura, anzi per tutta la natura formata, la qual è bella e adorna di tutte le sensibili forme.

690Uscí il mondo de’ poeti teologi da quattro elementi sagri: dall’aria, dove fulmina Giove, dall’acqua delle fonti perenni, di cui è nume Diana; dal fuoco, onde Vulcano accese le selve; e dalla terra colta, ch’è Cibele o Berecintia. Che tutti e quattro sono gli elementi delle divine cerimonie: cioè auspici, acqua, fuoco e farro, che guarda Vesta: che, come si è detto sopra, è la stessa che Cibele o Berecintia, la quale delle terre colte afforzate di siepi, con le ville poste in alto in figura di torri (onde a’ latini è «extorris», quasi «exterris»), ella va coronata; con la qual corona si chiude quello che ci restò detto «orbis terrarum», ch’è propiamente il mondo degli uomini.