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270 libro secondo - sezione quinta - capo primo


i Galli e i celti si conservarono un’egual potestá sopra i figliuoli e gli schiavi; e ’l costume di vendere con veritá i padri i loro figliuoli fu ritruovato nell’Indie occidentali, e nell’Europa si pratica infin a quattro volte da’ moscoviti e da’ tartari. Tanto è vero che l’altre nazioni barbare non hanno la paterna potestá «talem qualem habent cives romani»! La qual aperta falsitá esce dal comune volgar errore, con cui i dottori hanno ricevuto tal motto: ma ciò fu da’ giureconsulti detto in rapporto delle nazioni vinte dal popolo romano; alle quali, come piú a lungo appresso dimostreremo, tolto tutto il diritto civile con la ragione delle vittorie, non restarono che naturali paterne potestá e, ’n lor conseguenza, naturali vincoli di sangue, che si dicono «cognazioni», e, dall’altra parte, naturali domini, che son i bonitari, e, per tutto ciò, naturali obbligazioni, che si dicono «de iure naturali gentium», ch’Ulpiano ci specificò sopra con l’aggiunto «humanarum». Le quali ragioni tutte i popoli posti fuori dell’imperio dovettero avere civili, e appunto tali quali l’ebbero essi romani.

583Ma, ripigliando il ragionamento, con la morte de’ loro padri restando liberi i figliuoli di famiglia di tal monarchico imperio privato, anzi riassumendolo ciascun figliuolo intieramente per sé (onde ogni cittadino romano, libero dalla paterna potestá, in romana ragione egli è «padre di famiglia» appellato), e i famoli dovendo sempre vivere in tale stato servile, a capo di lunga etá naturalmente se ne dovettero attediare, per la degnitá da noi sopra posta: che «l’uomo soggetto naturalmente brama sottrarsi alla servitú». Talché costoro debbono essere stati Tantalo, che testé dicemmo plebeo, che non può addentare le poma (che devon essere le poma d’oro del frumento sopra spiegate, le quali s’alzano sulle terre de’ lor eroi), e (per ispiegarne l’ardente sete) non può prender un picciol sorso dell’acqua, che gli si appressa fin alle labbra e poi fugge; — Issione, che volta sempre la ruota; — e Sisifo, che spinge sú il sasso, che gittò Cadmo (la terra dura, che, giunta al colmo, rovescia giú, come restò a’ latini «vertere terram» per «coltivarla» e «saxum volvere» per «far con ardore lunga e aspra