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delle famiglie di famoli 251


detto «filius»; e φίλιος a’ greci ioni è l’«amico», e quindi a’ greci, con la mutazione d’una lettera vicina di suono, è φυλή la «tribú»; onde ancora vedemmo sopra «stemmata» essere stati detti i «fili geanologici», che da’ giureconsulti sono chiamati «linceae». Da questa natura di cose umane restò quest’eterna propietá: che la vera amicizia naturale egli è ’l matrimonio, nella quale naturalmente si comunicano tutti e tre i fini de’ beni, cioè l’onesto, l’utile e ’l dilettevole; onde il marito e la moglie corrono per natura la stessa sorte in tutte le prosperitá e avversitá della vita (appunto come per elezione è quello: «amicorum omnia sunt communio»), per lo che da Modestino fu il matrimonio diffinito «omnis vitae consortium».

555I secondi non vennero a questa seconda, ch’ebbe, per una certa eccellenza, il nome di «societá», come quindi a poco farem conoscere, che per l’ultime necessitá della vita. Ov’è degno pur di riflessione che, perché i primi vennero all’umana societá spinti dalla religione e da natural istinto di propagare la generazione degli uomini (l’una pia, l’altra propiamente detta gentil cagione), diedero principio ad un’amicizia nobile e signorile; e perché i secondi vi vennero per necessitá di salvare la vita, diedero principio alla «societá» che propiamente si dice, per comunicare principalmente l’utilitá, e, ’n conseguenza, vile e servile. Perciò tali rifuggiti furono dagli eroi ricevuti con la giusta legge di protezione, onde sostentassero la naturale lor vita con l’obbligo di servir essi da giornalieri agli eroi. Qui dalla «fama» di essi eroi (che principalmente s’acquista con praticar le due parti che testé dicemmo usare l’eroismo della virtú) e da tal mondano romore, ch’è la κλέος o «gloria» de’ greci, che vien detta «fama» a’ latini (come φήμη pur si dice da’ greci), i rifuggiti s’appellarono «famoli», da’ quali principalmente si dissero le «famiglie». Dalla qual fama certamente la sagra storia, narrando de’ giganti che furon innanzi il diluvio, gli diffinisce «viros famosos»: appunto come Virgilio ne descrisse la Fama starsi assisa sopra di un’alta torre (che sono le terre poste in alto de’ forti), che mette il capo entro il cielo (la cui altezza cominciò dalle cime