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246 libro secondo - sezione quarta - capo primo


corone reali. Il qual costume non può altronde aver l’origine che dalle poma d’oro, che diciamo qui, del frumento, che anco qui si truoveranno essere stato geroglifico del dominio ch’avevano gli eroi delle terre (che forse i sacerdoti egizi significarono col pomo, se non è uovo, in bocca del loro Cnefo, del quale appresso ragionerassi), e che tal geroglifico ci sia stato portato da’ barbari, i quali invasero tutte le nazioni soggette all’imperio romano. L’altro costume è delle monete d’oro, che tralle solennitá delle loro nozze gli re donano alle loro spose regine; che devono venire da quest’oro poetico del frumento che qui diciamo (tanto che esse monete d’oro significano appunto le nozze eroiche che celebrarono gli antichi romani «coëmptione et farre»), in conformitá degli eroi, che racconta Omero che con le doti essi comperavan le mogli. In una pioggia del qual oro dovette cangiarsi Giove con Danae, chiusa in una torre (che dovett’esser il granaio), per significare l’abbondanza di questa solennitá; con che si confá a maraviglia l’espression ebrea «et abundantia in turribus tuis». E ne fermano tal congettura i britanni antichi, appo i quali gli sposi, per solennitá delle nozze, alle spose rigalavano le focacce.

549Al nascere di queste cose umane, nelle greche fantasie si destarono tre altre deitadi delle genti maggiori, con quest’ordine d’idee, corrispondente all’ordine d’esse cose; prima Vulcano, appresso Saturno (detto a «satis», da’seminati; onde l’etá di Saturno de’ latini risponde all’etá dell’oro de’ greci) e in terzo luogo fu Cibele o Berecintia, la terra colta. E perciò si pinge assisa sopra un lione (ch’è la terra selvosa, che ridussero a coltura gli eroi, come si è sopra spiegato); detta «gran madre degli dèi», e «madre» detta ancor «de’ giganti» (che, propiamente, cosí furon detti nel senso di «figliuoli della Terra», come sopra si è ragionato); talché è madre degli dèi (cioè de’ giganti, che nel tempo delle prime cittá s’arrogarono il nome di «dèi», come pur sopra si è detto), e l’è consegrato il pino (segno della stabilitá onde gli autori de’ popoli, stando fermi nelle prime terre, fondarono le cittá, dea delle quali è Cibele). Fu ella detta Vesta, dea delle di-