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della morale poetica 227


sono narrati da Oviedo, De historia indica). Talché, mentre i Germani antichi vedevano in terra gli dèi, gli americani altrettanto (come sopra da noi l’un e l’altro si è detto), e gli antichissimi sciti erano ricchi di tante auree virtú di quante l’abbiam testé uditi lodare dagli scrittori; in tali tempi medesimi celebravano tal inumanissima umanitá! Queste tutte furono quelle che da Plauto son dette «Saturni hostiae», nel cui tempo vogliono gli autori che fu l’etá dell’oro del Lazio. Tanto ella fu mansueta, benigna, discreta, comportevole e doverosa!

518Dallo che tutto ha a conchiudersi quanto sia stata finora vana la boria de’ dotti d’intorno all’innocenza del secol d’oro, osservata dalle prime nazioni gentili; che, ’n fatti, fu un fanatismo di superstizione, ch’i primi uomini, selvaggi, orgogliosi, fierissimi, del gentilesimo teneva in qualche ufizio con un forte spavento d’una da essi immaginata divinitá. Sulla qual superstizione riflettendo, Plutarco pone in problema: se fusse stato minor male cosí empiamente venerare gli dèi, o non creder affatto agli dèi. Ma egli non contrapone con giustizia tal fiera superstizione con l’ateismo; perché con quella sursero luminosissime nazioni, ma con l’ateismo non se ne fondò al mondo niuna, conforme sopra ne’ Princípi si è dimostrato.

519E ciò sia detto della morale divina de’ primi popoli del gener umano perduto: della morale eroica appresso ragioneremo a suo luogo.