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192 libro secondo - sezione seconda - capo quarto


motivo alla volgar tradizione ch’i primi uomini potenti della terra si fecero adorare per dèi); ma, per la pietá dovuta ai numi, quelli i numi dissero «dèi», ed appresso anco, presosi gli uomini potenti delle prime cittá il nome di «dèi», per la stessa pietá i numi dissero «dèi immortali», a differenza dei «dèi mortali», ch’eran tali uomini. Ma in ciò si può avvertire la goffagine di tai giganti, qual i viaggiatori narrano de los patacones. Della quale vi ha un bel vestigio in latinitá, lasciatoci nell’antiche voci «pipulum» e «pipare» nel significato di «querela» e di «querelarsi», che dovette venire dall’interiezione di lamento «pi, pi»; nel qual sentimento vogliono che «pipulum» appresso Plauto sia lo stesso che «obvagulatio» delle XII Tavole, la qual voce deve venir da «vagire», ch’è propio il piagnere de’ fanciulli. Talché è necessario dall’interiezione di spavento esser nata a’ greci la voce παιάν, incominciata da παί; di che vi ha appo essi un’aurea tradizione antichissima: ch’i greci, spaventati dal gran serpente detto Pitone, invocarono in loro soccorso Apollo con quelle voci: ιω παιaν, che prima tre volte batterono tarde, essendo illanguiditi dallo spavento, e poi, per lo giubilo perch’avevalo Apollo ucciso, gli acclamarono altrettante volte battendole preste, col dividere l’ω in due οο, e ’l dittongo αι in due sillabe. Onde nacque naturalmente il verso eroico prima spondaico e poi divenne dattilico, e ne restò quell’eterna propietá ch’egli in tutte l’altre sedi cede il luogo al dattilo, fuorché nell’ultima. E naturalmente nacque il canto, misurato dal verso eroico, agl’impeti di passioni violentissime, siccome tuttavia osserviamo nelle grandi passioni gli uomini dar nel canto e, sopra tutti, i sommamente afflitti ed allegri, come si è detto nelle Degnitá. Lo che qui detto quindi a poco recherá molto uso ove ragioneremo dell’origini del canto e de’ versi.

450S’innoltrarono a formar i pronomi, imperocché l’interiezioni sfogano le passioni propie, lo che si fa anco da soli, ma i pronomi servono per comunicare le nostre idee con altrui d’intorno a quelle cose che co’ nomi propi o noi non sappiamo appellare o altri non sappia intendere. E i pronomi, pur quasi