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[CAPITOLO QUARTO]

corollari d’intorno all’origini delle lingue e delle lettere; e, quivi dentro, l’origini de’ geroglifici, delle leggi, de’ nomi, dell’ lnsegne gentilizie, delle medaglie, delle monete; e quindi della prima lingua e letteratura del diritto natural delle genti.

428Ora dalla teologia de’ poeti o sia dalla metafisica poetica, per mezzo della indi nata poetica logica, andiamo a scuoprire l’origine delle lingue e delle lettere. D’intorno alle quali sono tante l’oppenioni quanti sono i dotti che n’hanno scritto. Talché Gerardo Giovanni Vossio nella Gramatica dice: «De literarum inventione multi multa congerunt, et fuse et confuse, ut ab iis incertus magis abeas quam veneras dudum». Ed Ermanno Ugone, De origine scribendi, osserva: «Nulla alla res est, in qua plures magisque pugnantes sententiae reperíantur, atque haec tractatio de literarum et scriptionis origine. Quantae sententiarum pugnae! Quid credas? quid non credas?». Onde Bernando da Melinckrot, De arte typographica, seguito in ciò da Ingewaldo Elingio, De historia linguae graecae, per l’incomprendevolitá della guisa, disse essere ritruovato divino.

429Ma la difficultá della guisa fu fatta da tutti i dotti per ciò: ch’essi stimarono cose separate l’origini delle lettere dall’origini delle lingue, le quali erano per natura congionte. E ’l dovevan pur avvertire dalle voci «gramatica» e «caratteri». Dalla prima, che «gramatica» si diffinisce «arte di parlare» e γράμματα sono le lettere, talché sarebbe a diffinirsi «arte di scrivere», qual Aristotile la diffiní e qual infatti ella dapprima nacque, come qui si dimostrerá che tutte le nazioni prima parlarono scrivendo, come quelle che furon dapprima mutole. Dipoi «caratteri» voglion dire «idee», «forme», «modelli», e certamente furono innanzi que’ de’ poeti che quelli de’ suoni