Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
164 | libro secondo - sezione seconda - capo secondo |
subbietti; onde con la lor logica dovettero comporre i subbietti per comporre esse forme, o distrugger un subbietto per dividere la di lui forma primiera dalla forma contraria introducavi. Tal composizione d’idee fece i mostri poetici. Come in ragion romana, all’osservare di Antonio Fabro nella Giurisprudenza papinianea, si dicon «mostri» i parti nati da meretrice, perc’hanno natura d’uomini, insieme, e propietá di bestie d’esser nati da’ vagabondi o sieno incerti concubiti; i quali truoveremo esser i mostri i quali la legge delle XII Tavole (nati da donna onesta senza la solennitá delle nozze) comandava che si gittassero in Tevere.
VII
411La distinzione dell’idee fece la metamorfosi. Come, fralle altre conservateci dalla giurisprudenza antica, anco i romani nelle loro frasi eroiche ne lasciarono quella «fundum fieri» per «autorem fieri», perché, come il fondo sostiene il podere o il suolo e ciò ch’è quivi seminato o piantato o edificato, cosí l’appruovatore sostiene l’atto, il quale senza la di lui appruovagione rovinerebbe, perché l’approvatore, da semovente ch’egli è, prende forma contraria di cosa stabile.