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158 libro secondo - sezione prima - capo secondo


Platone, il quale con mitologia erudita prende Giove per l’etere che penetra e scorre tutto; ma l’origine istorica viene da esso Giove, che pur da’ greci fu detto Διός, onde vennero a’ latini «sub dio» egualmente e «sub Iove» per dir «a ciel aperto»), e che poi per leggiadria di favella avessero profferito δίκαιον. Laonde incominciamo a ragionare del diritto, che prima nacque divino, con la propietá con cui ne parlò la divinazione o sia scienza degli auspíci di Giove, che furono le cose divine con le quali le genti regolavano tutte le cose umane, ch’entrambe compiono alla giurisprudenza il di lei adeguato subbietto. E sí incominciamo a ragionare del diritto naturale dall’idea di essa provvedenza divina, con la quale nacque congenita l’idea di diritto; il quale, come dianzi se n’è meditata la guisa, si cominciò naturalmente ad osservare da’ principi delle genti propiamente dette e della spezie piú antica, le quali si appellarono «genti maggiori», delle quali Giove fu il primo dio.

VII

399Il settimo ed ultimo de’ principali aspetti c’ha questa Scienza è di princípi della storia universale. La quale da questo primo momento di tutte le cose umane della gentilitá incomincia con la prima etá del mondo che dicevano gli egizi scorsa loro dinanzi, che fu l’etá degli dèi, nella quale comincia il Cielo a regnar in terra e far agli uomini de’ grandi benefizi, come si ha nelle Degnitá, comincia l’etá dell’oro de’ greci, nella quale gli dèi praticavano in terra con gli uomini, come qui abbiam veduto aver incominciato a fare Giove. Cosí i greci poeti, da questa tal prima etá del mondo [incominciando], ci hanno nelle loro favole fedelmente narrato l’universale diluvio e i giganti essere stati in natura, e sí ci hanno con veritá narrato i principi della storia universale profana. Ma, non potendo poscia i vegnenti entrare nelle fantasie de’ primi uomini che fondarono il gentilesimo, per le quali sembrava loro di vedere gli dèi; — e non intesasi la propietá di tal voce «at-