Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. I, 1928 – BEIC 1964037.djvu/16

10 idea dell’opera


fantasticarono prima tali e poi tali dèi; la qual teogonia naturale, o sia generazione degli dèi, fatta naturalmente nelle menti di tai primi uomini, ne dia una cronologia ragionata della storia poetica degli dèi. Le favole eroiche furono storie vere degli eroi e de’ lor eroici costumi, i quali si ritruovano aver fiorito in tutte le nazioni nel tempo della loro barbarie; sicché i due poemi d’Omero si truovano essere due grandi tesori di discoverte del diritto naturale delle genti greche ancor barbare. Il qual tempo si determina nell’opera aver durato tra’ greci infino a quello d’Erodoto, detto padre della greca storia, i cui libri sono ripieni la piú parte di favole e lo stile ritiene moltissimo dell’omerico; nella qual possessione si sono mantenuti tutti gli storici che sono venuti appresso, i quali usano una frase mezza tra la poetica e la volgare. Ma Tucidide, primo severo e grave storico della Grecia, sul principio de’ suoi racconti professa che, fin al tempo di suo padre (ch’era quello di Erodoto, il qual era vecchio quando esso era fanciullo), i greci, nonché delle straniere (le quali, a riserba delle romane, noi abbiamo tutte da’greci), eglino non seppero nulla affatto dell’antichitá loro propie. Che sono le dense tenebre, le quali la dipintura spiega nel fondo, dalle quali, al lume del raggio della provvedenza divina dalla metafisica risparso in Omero, escono alla luce tutti i geroglifici, che significano i principi conosciuti solamente finor per gli effetti di questo mondo di nazioni.

8Tra questi la maggior comparsa vi fa un altare, perché ’l mondo civile cominciò appo tutti i popoli con le religioni, come poco dianzi si è divisato alquanto, e piú se ne diviserá quindi a poco.

9Sull’altare, a man destra, il primo a comparire è un lituo, o sia verga, con la quale gli áuguri prendevan gli augúri ed osservavan gli auspíci; il quale vuol dar ad intendere la divinazione, dalla qual appo i gentili tutti incominciarono le prime divine cose. Perché, per l’attributo della di lui provvedenza, cosí vera appo gli ebrei — i quali credevano Dio esser una Mente infinita e, ’n conseguenza, che vede tutti i tempi in un punto d’eternitá; onde Iddio (o esso, o per gli angioli che