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114 libro primo - sezione seconda


CVIII

317Tale fu la divisione degli dèi: tra quelli delle genti maggiori, ovvero dèi consagrati dalle famiglie innanzi delle cittá, — i quali appo i greci e latini certamente (e qui pruoverassi appo i primi assiri ovvero caldei, fenici, egizi) furono dodici (il qual novero fu tanto famoso tra i greci che l’intendevano con la sola parola δώδεεκα), e vanno confusamente raccolti in un distico latino riferito ne’ Principi del Diritto universale; i quali però qui, nel libro secondo, con una teogonia naturale, o sia generazione degli dèi naturalmente fatta nelle menti de’ greci, usciranno cosí ordinati: Giove, Giunone; Diana, Apollo; Vulcano, Saturno, Vesta; Marte, Venere; Minerva, Mercurio; Nettunno; — e gli dèi delle genti minori, ovvero dèi consagrati appresso dai popoli, come Romolo, il qual, morto, il popolo romano appellò Dio Quirino.

318Per queste tre degnitá, gli tre sistemi di Grozio, di Seldeno, di Pufendorfio mancano ne’ loro princípi, ch’incominciano dalle nazioni guardate tra loro nella societá di tutto il gener umano, il quale, appo tutte le prime nazioni, come sará qui dimostrato, cominciò dal tempo delle famiglie, sotto gli dèi delle genti dette «maggiori».

CIX

319Gli uomini di corte idee stimano diritto quanto si è spiegato con le parole.

CX

320È aurea la diffinizione ch’Ulpiano assegna dell’equitá civile: ch’ella è «probabilis quaedam ratio, non omnibus hominibus naturaliter cognita (com’è l’equitá naturale), sed paucis tantum, qui, prudentia, usu, doctrina praediti, didicerunt quae ad societatis humanae conservationem sunt necessaria». La quale in bell’italiano si chiama «ragion di Stato».