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100 | libro primo - sezione seconda |
da’ primi padri anzidetti e, ricevuti per la lor vita, obbligati a sostentarla con coltivare i campi di tali padri.
259Tali si truovano i veri soci degli eroi, che poi furono i plebei dell’eroiche cittá, e finalmente le provincie de’ popoli principi.
LXXX
260Gli uomini vengono naturalmente alla ragione de’ benefizi, ove scorgano o ritenerne o ritrarne buona e gran parte d’utilitá, che son i benefizi che si possono sperare nella vita civile.
LXXXI
261È propietá de’ forti gli acquisti fatti con virtú non rillasciare per infingardaggine, ma, o per necessitá o per utilitá, rimetterne a poco a poco e quanto meno essi possono.
262Da queste due degnitá sgorgano le sorgive perenni de’ feudi, i quali con romana eleganza si dicono «beneficia».
LXXXII
263Tutte le nazioni antiche si truovano sparse di clienti e di clientele, che non si possono piú acconciamente intendere che per vassalli e per feudi, né da’ feudisti eruditi si truovano piú acconce voci romane per ispiegarsi che «clientes» e «clientelae».
264Queste tre ultime degnitá con dodici precedenti, dalla settantesima incominciando, ne scuoprono i principi delle repubbliche, nate da una qualche grande necessitá (che dentro si determina) a’ padri di famiglia fatta da’ famoli, per la quale andarono da se stesse naturalmente a formarsi aristocratiche. Perocché i padri si unirono in ordini per resister a’ famoli ammutinati contro essoloro; e, cosí uniti, per far contenti essi famoli e ridurgli all’ubbidienza, concedettero loro una spezie di feudi rustici; ed essi si truovaron assoggettiti i loro sovrani imperi famigliari (che non si posson intendere che sulla ragione