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roniana, e chiamare, pertanto, l’intero secondo libro dell’opera sua De divinarum humanarumque rerum constantia: titolo tanto bello quanto appropriato, come quello che — dal momento che le «res divinae» sono la filosofia e le «res humanae» la filologia o storia — avrebbe conglobato i sottotitoli delle due parti onde quel libro si compone1. Senonché prevalsero poi in lui altre considerazioni.

E, ricordando, da un lato, le accuse di immodestia rivoltegli a proposito della prolusione del 17192, e illudendosi, d’altro canto, di dare, mercé un titolo giuridico, fisionomia prevalentemente giuridica a un’opera che doveva servirgli da «titolo di concorso» per una cattedra di diritto3, si risolse, sin da quando scriveva la Sinossi4, pel titolo improprissimo e, malgrado le sue dilucidazioni5, poco intelligibile, di De constantia iurisprudentis.

Bensí, appunto per prevenire il ritorno delle accuse suscitate cosí dalla prolusione come dalla Sinopsi e dal De uno, deliberò, quasi nell’atto che s’accinse al lavoro6, di aggiungervi in calce, illustrandole con annotazioni ora dilucidative ora cortesemente polemiche, alcune Clarissimorum virorum censurae extra ordinem7, le quali, a lavoro compiuto, si consolidarono in sette lettere, date nel maggior disordine cronologico: del cappellano maggiore e dotto romanista monsignor Diego Vincenzo de Vidania a esso Vico intorno all’escorso storico sui giureconsulti romani inserito sin dal 1708 nel De studiorum ratione8 (Barcellona, 16 aprile 1709); dell’insegnante di diritto Giovanni Chiaiese all’amico del Vico Nicola Geremia sull’intero Diritto universale (Antignano, presso Napoli, 13 agosto 1721); del ricordato padre Giacco al Vico intorno al De uno (Arienzo, 19 settembre 1720)9; del verseggia-

  1. Presente edizione, p. 615.
  2. Si veda sopra p. 764.
  3. Mi si consenta di rimandare, per questo punto, a un mio articolo (Vico e la genesi della prima Scienza nuova) di prossima pubblicazione nella Nuova Antologia.
  4. Presente edizione, p. 3.
  5. Si veda sopra, p. 615.
  6. A qualcuna di quelle Censurae si rimanda giá nel De constantia.
  7. Perché «extra ordinem? — «Nam — spiega il Vico in una nota premessa a quelle Censuraeprincipio librorum I et II prostans censurae ex ordine (cioè i pareri ufficiali per la stampa) a doctissimis usquequaque utriusque iuris doctoribus Iulio Torno, Ecclesiae napolitano,e theologo eximio, et Nicolao Galitia, in regia Universitale neapolitana primario iuris pontifica antecessore».
  8. Presente edizione delle Opere, I, p. 100 sgg.
  9. Si veda sopra, p. 775.