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dotti al mare; eglino costerebbono incomparabilmente meno, che le quercie d’Istria, e darebbono un eccellente stortame. È anche probabile, che i legni di questi monti riuscissero meglio che gl’Istriani tolti da boschi di fondo umido. Per aprire un canale diritto al loro passaggio, non si tratterebbe già di lavorare ne’ macigni, ma di tagliare colle mannaje il tofo, ond’è tratto tratto ingombro il letto del Fiume ne’ piccioli e frequenti salti, che trovansi pel di lui alveo.

Scendendo dal tenere di Svinischie verso Miriz trovansi molte varietà di Cote, ora grigia, or cilestra, e nelle Breccie rovinate dall’alto de’ monti gran quantità di picciole focaje angolose, e frammenti di Corpi marini. A Miriz restano tuttora in piedi, e particolarmente su la sinistra riva del Fiume, i vestigj d’una gran muraglia naturale, in cui le acque dovettero far breccia per aprirsi un passaggio, che loro avrà costato lunga fatica. La veduta di quell’ammasso di scogli è un colpo d’occhio teatrale, che rompe l’uniformità monotona de’ selvaggi luoghi vicini. Chi sa a quanto antiche ed intime viscere di montagne abbia appartenuto quel muraglione, che fu rassodato in pietra dalle acque, che in altri secoli passarono pella verticale apertura, di cui coll’andare del tempo restò un così strano vestigio! L’indole de’ monti interiori della Dalmazia, e d’alcuni anche litorali argillosi porta con se quasi costantemente ch’eglino siano tratto tratto attraversati da filoni di pietra arenaria, o arenario-concacea. La gran muraglia di Miriz sarà stata dall’uno, e dall’altro lato anticamente fiancheggiata dagli strati d’Argilla, onde i contigui monti sono anch’essi internamente composti, e quelli in particolare, nelle viscere de’ quali essa muraglia s'interna a destra, e a sinistra del Fiume, che rovesciandone una parte s’aprì