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(XCVI.)

Togliere al sonno, e a le oziose piume.
Te circondata il crin d’equestre alloro
L’arte miglior de i Cavalier Maestra
205Lieta vede vegliar su l’auree carte,
Che non falsa d’onor folle scienza
Vergò ne’ tempi, che al furor si tolse
Di man l’ingiusto, e mal nudato acciaro,
E col buon lume di sicure leggi
210Sul disarmato error ragion rifulse,
E Te pur vede quelle amar, che grido
Danno a i Secoli, a i Regni, a i Nomi, a l’opre,
Storia di lor pingendo vera, in cui
Ciò, che fuggir si dè, ciò che seguire,
215Da i varj fatti, e da gli eventi instrutta
L’attenta cura d’ogni età raccoglie.
Però ringrazia Amor, che il più bel dardo,
Che riporto tenesse in sua faretra,
Per Te adattò su l’infallibil corda,
220E solo, per Costei, che in foglie d’oro
Degna de’ tuoi sospiri a Te crescea,
Sì bella al cor Ti disegnò ferita,
Per cui d’Urania ora il celeste Figlio
Dettando in Ascra avventurosi carmi,