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(LXXVI.)

Che, quando indi pensose alzai le ciglia,
Destra m’apparve, ed in ver me sorrise.
Manto di gemme avea, ghirlanda avea
20D’Etrusco alloro, e tra le rosee dita
Ebano armato di sonore corde,
Guiderdon de gli Eroi, Vita de i Nomi;
E con quel volto, che purpurea luce
Di superna beltà spargendo vibra
25Faville di bel foco, e a che, mi disse,
Maravigliando vai? Credevi forse,
Che l’almo Ingegno, onde a ragion superbo
Fassi de’ Sanvitali il nobil sangue
L’Itale argute cetre, a i Toschi modi
30Severo troppo non avesse in pregio?
Ben Ei de gli anni suoi sul fiorir primo,
Come spirante nel suo cor secreta
Libera del Ciel volle aura vittrice,
Titoli antichi, e lusinghieri doni,
35E splendor lungo di ricchezze avite,
Garzone invitto, abbandonar poteo.
Ma poiche de la Mente aperte 1’ali
Ne 1’auree di Lojola egregie scole
Tentando i vasti, venerandi abissi,


Col