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(XXVII.)

     Perocché senza ricercar de’ fati
     Le custodite, favolose sedi
     Possonsi i prodi argumentar da i prodi,
     160E su le cetre presagir, mirando
     Le lor sorgenti, ove, qual pianta in seme,
     Vicini a pullular stannosi avvolti.
Orna adunque i tuoi Tetti, e di fior spargi
     Le vie, che pregan, che il leggiadro piede
     165Le prema, e segni, e la superba Rocca,
     Seggio de i prischi Lupi, empi di festa,
     E di solenne, inusitata pompa,
     Bella Soragna, e al bel Connubio applaudi,
     Che ben ragion tu n’ hai. Candide, e terse
     170Intanto io quinci avventurose rime,
     Scelte fra mille in su l’Ascree pendici
     Mando su l’Istro a l’immortal Rambaldo,
     Perche il cortese suo favor le scorga,
     Laddove l’alma Euterpe i degni Nomi,
     175E i degni versi in auro incide, e serba.


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