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Vcdil colà tentar d’egregio zelo,
£ di rara faggezza eli reme prove,
E non tentarle in van. Quel ( i ) chiaro Genio
Veder gli è dato, onor del fecol noftro,
Onor di Giano, a cui l’ugual non forge,
Quel Genio caro all’ immortai dell’ Iftro
Magnanima EROINA, a cui la Terra,
Come alla viva, e non più villa Immago
D’ogni Regal Virtù, drizzar dovrebbe
Solenni are felici, e, qual divina
Cofa fcefa f»*a noi, chiamar co’voti.
Qual per Lui gloriofo, e quale infieme
Diffidi paragoni Tutto nel faggio
Celebrato Criftiani a fronte avea
Quel provvido Saper, che dritto feerne,
Che impavido configlia, e folo balla
All’impenfato variar de’tempi
O l’alma Pace fui fecondi folcili
S’incoroni di fpiche, o de’fuperbi
Sul mal’accorto ardir tuoni Bellona.
Parlar dovea col ridonato a’grandi

Fati

( i ) Sua Eccellenza il Sig. Conte Gran Cancelliere Criftiani,
col quale l’Ecccllcntitfimo Morofini lui trattato felle vertenze
de*Confini, feco terminandole con lode.