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(C.)

Venticel, che da sera i vanni batte
Dolce ristorator de i dì cocenti.
45Or nulla parte Te più vede, e intanto
Non bugiardo romor serpe, e con mille
Lingue divulga, che straniera Donna
Sul Serchio nata, e al picciol Ren poi tratta
Per man d’alto Imeneo, scesa d’antico
50Inclito fangue, e per beltà non meno
Che per virtù di sommo pregio degna,
Sì co’ begli occhi, sì co’ i modi adorni
Te d’amor servo feo, che d’amor solo
Teco ragioni, teco pensi, e quanto
55Puote da Lei distor tua mente accesa
Fuggi, ed abborri, come scoglio, e cieco
Guado arenoso con rivolte vele
Schifa Nocchiero, che al diletto Porto
Drizza col buon desio la ricca prora.
60A qual mai fu de tuoi fedeli amici
De le tue stanze non concesso il varco?
Certo a nessun. Tutti accoglievi, o l’Alba
Di fresco avesse di Titon lasciato
I freddi ampless, e l’inamabil letto;
65O l’ardente meriggio anche a le gregge