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properzia rossi. 373


     Oh, se nel marmo imprigionar potessi
Quest’anima che fugge; e tutti quanti
15Fosser nell’opra i miei tormenti espressi,

     Accorati silenzî, occulti pianti,
Torbide notti e più torbide aurore,
18Delusi sogni e solitari canti!

     A lei che presto vittima d’amore
Vedrà sopravvenirsi il dì mortale,
21Forse pentito volgeresti il core;

     E piangeresti rimembrando quale
Teco ella fu, sì timida e modesta,
24Sì pia, sì dolce, mentre tu, sleale....

     Dèstati, invitto spirito, ti desta;
Tronca la querimonia intempestiva,
27E la man non tremante all’ovra appresta.

     La fredda pietra del mio foco avviva;
Paga morrò. Quel perfido rimiri
30Qual d’ingegno tesor con me periva;

     Vegga la spenta fiaccola e sospiri.