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È seducente la pittura che può farsi a persuadere, che il tributo sia un bene. Osserviamo generalmente le nazioni della terra, vedremo i climi più dolci, i paesi più fecondati dal Sole esser popolati da nazioni povere, mancanti di attività e che appena conoscono industria; per lo contrario i climi i più ingrati, se non restano deserti, sono abitati da nazioni ricche, e da popoli industriosissimi. Vi vuole un freddo sommo, perchè l’uomo inventi abitazioni deliziose, nelle quali si respiri un’aria soavemente tepida nel maggior rigore dell’inverno. Vi vuole il mare che sovrasti minacciando di sommergere una nazione, perchè ivi le terre diventino i più fecondi giardini del mondo, ricchi di cose peregrine. Vi va un suolo di sasso nudo e sterile, vi va la minaccia di una continua fame, perchè una nazione diventi la più ricca e abbondante del contorno. La voce dispotica del bisogno mette l’uomo nell’alternativa, o perire, o essere industrioso; e l’abitudine è un moto concepito che va sempre al di là dei bisogni, onde il lusso e la delizia regnano su quel suolo medesimo, sul quale la natura vi aveva piantata la morte. I tributi fanno l’effetto del-


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