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pressa da doppio affanno, il tormento di amore, e lo spavento della vendetta del cielo. Mentre così ragionavano, sembrando loro brevissimo il tempo, perchè confabulavano piuttosto che colla lingua, cogli affetti del cuore, si addensarono le tenebre, e silenziosa divenne l’aura poco prima risonante del garrire d’inquieti augelli. Sorgea la splendente luna, e già appariva l’ampio di lei volto dietro le foglie di un denso albero mosse dal vento vespertino. I zampilli delle fontane ed i cristalli, da loro cadendo apparivano più argentei e più tremoli a quel soave lume. Ma se placida era la notte, ognor più cresceva il tumulto nell’animo di Saffo, perocchè insieme colle ombre si raccoglievano le nere di lei angosce, onde si ritirò col capo languidamente inclinato, gli occhi in terra fissi, le braccia sul grembo, mentre l’ancella appoggiandola colla destra, trattenendo nella manca le colombe, l’accompagnava con affettuosi conforti entro la paterna soglia.