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90 mastro zaccaria.


— Della mia Geranda?

— Appunto.

— Il cuore di mia figlia non è libero, rispose mastro Zaccaria a questa domanda che non parve nè offenderlo nè meravigliarlo.

— Oimè, non è il meno bello dei vostri orologi, ma finirà anch’esso per arrestarsi.

— Mia figlia, la mia Geranda... no.

— Ebbene, tornate ai vostri orologi, mastro Zaccaria, montateli e smontateli, preparate il matrimonio di vostra figlia e del vostro apprendista; temprate molle fatte coll’acciaio migliore; benedicete Aubert e la bella Geranda, ma ricordatevi che i vostri orologi non cammineranno mai, e che Geranda non isposerà Aubert.

E ciò detto, il vecchietto uscì, ma non così presto, che mastro Zaccaria non potesse intendere suonare le sei ore nel petto di lui.


IV.


La Chiesa di San Pietro.


Lo spirito ed il corpo di mastro Zaccaria si indebolivano sempre più. Solo uno straordinario eccitamento lo fe’ assiduo più che mai ai lavori di orologeria dai quali la figlia non riusciva più a distrarlo. Il suo orgoglio era ancora aumentato dalla crisi a cui lo strano visitatore lo aveva spinto a tradimento, ed egli risolvette di dominare, a forza di genio, la maledetta influenza che si aggravava sui suoi lavori e sopra di lui. Visitò dapprima i diversi orologi della città affidati alle proprie cure. Si assicurò con iscrupolosa attenzione che le ruote