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capitolo i. 77


Aubert non rispose.

«Ma sarebbe adunque un mestiere riprovato dal cielo, questo del babbo? disse Geranda rabbrividendo.

— Non so, rispose l’operaio riscaldando colle proprie mani le mani agghiacciate della fanciulla, ma tornate nella vostra camera, mia buona Geranda, e ripigliate col riposo un po’ di speranza.

Geranda se ne tornò lentamente nella propria camera senza trovar sonno, nel mentre mastro Zaccaria, sempre muto ed immobile, guardava il fiume che scorreva rumorosamente ai suoi piedi.


II.


L’orgoglio della scienza.


La severità del mercante ginevrino nei negozi è divenuta proverbiale. Egli è d’una rigida probità e d’una eccessiva rettitudine. Pensate qual dovesse essere l’onta di mastro Zaccaria quando vide gli orologi che egli aveva montato con sì gran sollecitudine, ritornargli da tutte le parti.

Ora era certo che questi orologi si arrestavano d’improvviso e senza alcuna ragione apparente. Le ruote erano in buon stato e perfettamente in ordine, ma le molle avevan perduto ogni elasticità. Invano l’orologiaio tentò sostituirle, le ruote stavano immobili. Codesti guasti inesplicabili fecero gran torto a mastro Zaccaria. Le sue magnifiche invenzioni avevano più d’una volta svegliato sospetti di stregoneria che quindi innanzi ripigliarono consistenza. Ne giunse la voce fino a Geranda, la quale tremò spesso per il babbo, quando sguardi mal intenzionati si fissavano sopra di lui. Nondimeno al domani di quella notte d’angoscia, mastro Zaccaria parve rimettersi al la-