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capitolo ii. 9

cia ed arrostire un bue, occupava tutta una parete che stava di fronte ad una finestra a graticciate, i cui vetri dipinti temperavano dolcemente la luce. In un quadro antico che stava sopra il camino si vedeva il ritratto d’un ometto qualsiasi, attribuito ad Hemling, che doveva rappresentare un antenato dei van Tricasse, la cui genealogia risale autenticamente al XIV secolo, tempo in cui i Fiamminghi e Gui de Dampierre ebbero a battagliare contro l’imperatore Rodolfo di Hapsbourg. Quel salotto faceva parte della casa del borgomastro, una delle più belle di Quiquendone. Costrutta secondo il gusto fiammingo, con tutto l’imprevvisto, il capriccioso, il pittoresco, il fantastico che comporta l’architettura ogivale, la si citava fra i più curiosi monumenti della città. Un convento di Certosini, od uno stabilimento di sordo-muti, non sarebbe stato più silenzioso di quest’abitazione. Non vi si udiva un rumore; non vi si camminava, si scivolava; non vi si parlava, si mormorava; e sì che le donne non mancavano, poichè la casa, senza contare il borgomastro van Tricasse, albergava la moglie di lui, la signora Brigida van Tricasse, e la figliuola Suzel van Tricasse e la domestica Lotche Jansbeu.

Convien pure citare la sorella del borgomastro, la zia Ermanzia, vecchia zitellona che rispondeva ancora al nome di Tatanemanzia che le dava un tempo la nipote Suzel, quand’era bambina. Ebbene, malgrado tutti questi elementi di discordia, di chiasso, di ciancie, la casa del borgomastro era tranquilla come il deserto.

Il borgomastro era un personaggio di cinquant’anni, nè grasso nè magro, nè alto nè basso, nè vecchio nè giovane, nè rosso nè pallido, nè allegro nè melanconico, nè contento nè annoiato, nè energico nè frollo, nè fiero nè umile, nè buono nè cattivo, nè generoso nè avaro, nè coraggioso nè poltrone, nè troppo nè troppo poco — ne quid nimis — un uomo moderato in tutto; ma dalla lentezza invariabile dei suoi movimenti, dalla mascella inferiore alquanto pendente, dalla palpebra superiore rilevata, immobile, dalla fronte liscia come una lastra d’ottone e senza una ruga, dai suoi muscoli poco svi-