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capitolo xiv. 61

paratore, il quale vedeva le cose prendere un brutto andamento. Del resto subivano entrambi il generale esaltamento. Non erano essi meno riscaldati del rimanente della popolazione e giunsero perfino a bisticciarsi al par del borgomastro e del consigliere.

Del resto, giova dirlo, una quistione andava innanzi a tutte le altre ed aveva fatto differire gli scontri stabiliti in seguito alla quistione Virgamenese. Nissuno aveva diritto di versare inutilmente il proprio sangue, che fino all’ultima goccia apparteneva alla patria in pericolo. In fatti le cose erano gravi e non era più luogo a dare indietro.

Il borgomastro van Tricasse, malgrado l’ardore bellicoso di cui era animato, non aveva creduto di farsi addosso al nemico senza avvertirlo. Egli aveva adunque, per mezzo della guardia campestre Hottering, avvertito i Virgamenesi di dargli riparazione dell’abuso commesso nel 1175 nel territorio di Quiquendone.

Le autorità di Virgamen sulle prime non avevano potuto indovinare di che cosa si trattasse, e la guardia campestre, non ostante la sua qualità officiale, era stata rimandata con belle maniere cavalleresche.

Van Tricasse mandò allora uno degli aiutanti di campo del generale confettiere, il cittadino Hildevert Shuman, un fabbricante di caramelle, uomo determinatissimo, pieno d’energia, il quale portò alle autorità di Virgamen la minuta medesima del processo verbale redatto nel 1195 per cura del borgomastro Natale van Tricasse.

Le autorità di Virgamen scoppiarono dalle risa, ed accadde all’aiutante di campo precisamente come alla guardia campestre. Allora il borgomastro radunò i notabili della città. Una lettera concepita assai vigorosamente fu fatta in forma di ultimatum; il casus belli era proposto nettamente e fu dato alla città colpevole un termine di ventiquattr’ore per riparare l’oltraggio fatto a Quiquendone.

La lettera partì e tornò alcune ore dopo lacerata in pezzetti che formavano altrettanti novelli insulti. I Virgamenesi cono-