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capitolo xiii. 59


— È vero, rispose il consigliere, ci lasciamo trasportare dalle nostre fantasticherie.

— Che siamo venuti a far qui?

— Siamo venuti, rispose Niklausse, a respirare questo puro aere non viziato dalle umane debolezze.

— Ebbene, ridiscendiamo? amico Niklausse.

— Ridiscendiamo, amico van Tricasse.

I due notabili diedero un’ultima occhiata allo splendido panorama che si svolgeva sotto i loro occhi, poi il borgomastro passò il primo e cominciò a discendere a passi lenti e misurati. Il consigliere lo seguiva a qualche gradino dietro di lui. I due notabili giunsero al pianerottolo sul quale si erano fermati salendo. Già le loro guance cominciavano ad imporporarsi; si arrestarono un istante e ripigliarono la discesa interrotta. In capo ad un minuto van Tricasse pregò Niklausse di moderare il passo, attesochè se lo sentiva sui talloni e ciò gli dava noia. E pare che gli desse più ancora che noia, perchè venti gradini più sotto ordinò al consigliere di arrestarsi, perchè egli potesse riposarsi.

Il consigliere rispose che non aveva voglia di rimaner colla gamba in aria ad aspettare i comodi del borgomastro, e continuò a discendere. Van Tricasse rispose con una parola brusca, il consigliere ribattè con una allusione offensiva all’età del borgomastro, destinato dalle sue tradizioni di famiglia a passare in seconde nozze.

Il borgomastro scese venti gradini ancora, avvertendo Niklausse che la cosa non passerebbe così. Niklausse replicò che in ogni caso egli passerebbe innanzi, ed essendo la scalinata strettissima, vi fu collisione fra i due notabili, i quali si trovavano allora in una profonda oscurità.

Le parole allocco e screanzato furono le più dolci fra tutte quelle che allora si scambiarono.

«Vedremo, sciocco animale, gridava il borgomastro, vedremo che figura farete in questa guerra ed in qual schiera vi porrete.

— Nella schiera che precederà la vostra, sciocco imbecille. Poi si udirono altre grida e finalmente parve che due corpi rotolassero assieme.