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capitolo ii. 7



Infine i Quiquendonesi non hanno bisogno di nessuno; i loro desiderii sono limitati, la loro esistenza è modesta, sono placidi moderati, freddi, flemmatici, Fiamminghi in una parola come se ne incontrano talvolta tra la Schelda ed il mare del nord.



II.


In cui il borgomastro van Tricasse ed il consigliere Niklausse parlano dei negozii della città.


«Credete? domandò il borgomastro.

— Lo credo, rispose il consigliere, dopo qualche minuto di silenzio.

— Gli è che non bisogna agire leggermente, soggiunse il borgomastro.

— Sono oramai dieci anni che parliamo di questa faccenda così grave, replicò il consigliere Niklausse, e vi confesso, mio degno van Tricasse, che non so ancora risolvermi.

— Comprendo la vostra esitazione, soggiunse il borgomastro, dopo un buon quarto d’ora di riflessione, comprendo la vostra esitazione e vi partecipo. Faremo bene a non risolvere nulla prima d’un più ampio esame della questione.

— È certo, rispose Niklausse, che questa carica di commissario civile è inutile in una città così tranquilla come Quiquendone.

— Il nostro predecessore, rispose van Tricasse con accento grave, il nostro predecessore non diceva mai, non avrebbe mai osato dire che una cosa è certa. Ogni affermazione è soggetta a spiacevoli pentimenti.

Il consigliere crollò il capo in segno di assenso, poi rimase silenzioso mezz’ora circa. Dopo questo spazio di tempo, du-