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capitolo xi. 49

marito riusciva forse a coprire la sua voce gridando più forte di lei, ma non a farla tacere. L’umore irascibile di questa brava signora si sfogava su tutti, nulla andava bene, il servizio non si sapeva più fare; vi eran ritardi in tutto! Ed essa accusava Lotche e persino Tatanemanzia sua cognata, la quale, di umore non meno acre, le rispondeva per le rime. Naturalmente il signor van Tricasse dava ragione alla domestica Lotche, come accade nelle migliori famiglie, d’onde esasperazione permanente della borgomastra, discussioni, dispute scene non mai finite.

«Ma che cosa abbiamo noi? esclamava il disgraziato borgomastro; cosa è questo fuoco che ci divora? Siamo dunque invasati dal demonio? Ah, signora van Tricasse! signora van Tricasse! Finirete a farmi morire prima di voi ed a mancare a tutte le tradizioni di famiglia.

Il lettore non può aver dimenticato questo particolare bizzarro, che il signor van Tricasse doveva diventar vedovo e rimaritarsi per non interrompere la catena delle convenienze.

Frattanto questa disposizione degli spiriti produsse anche altri effetti curiosi che importa segnalare. Quella sovreccitazione, la cui causa ci sfugge finora, fu occasione di rigenerazioni fisiologiche che non si sarebbero aspettate, talenti che sarebbero rimasti ignorati uscirono dalla folla, si rivelarono attitudini nuove. Artisti per lo innanzi mediocri si mostrarono in altro aspetto; si videro sorgere degli uomini tanto nella politica quanto nelle lettere. Nelle discussioni più ardue si formarono degli oratori, e tutte le quistioni infiammarono un uditorio del resto perfettamente disposto all’infiammazione.

Dalle adunanze del Consiglio, il movimento passò nelle pubbliche riunioni, e si formò un Club in Quiquendone, mentre venti giornali: la Sentinella di Quiquendone, l’Imparziale di Quiquendone, il Radicale di Quiquendone, il Battagliero di Quiquendone scritti con rabbia, discutevano le più gravi questioni sociali.

Ma a qual proposito? si domanderà. Di tutto e di nulla. Della torre di Audenarde che pencolava, e che gli uni voleva atterrata