Pagina:Verne - Racconti fantastici, 1874.pdf/30

32 un capriccio del dottor ox.

bene non si lamentavano ed ubbidivano fedelmente alla bacchetta del direttore, che negli allegri non batteva mai più di otto battute al minuto. D’altra parte quali applausi accoglievano questi artisti che deliziavano, senza mai stancarli, gli spettatori di Quiquendone. Tutte le mani battevano a lunghi intervalli, ciò che i giornali traducevano colle parole applausi frenetici; anzi se un paio di volte la sala non crollò alle grida di bravo, è che nel XII secolo non si risparmiavano nelle fondamenta i sassi ed il cemento. D’altra parte per non accendere di troppo quelle entusiastiche nature di Fiamminghi, il teatro non dava rappresentazioni più di due volte per settimana, il che dava tempo agli attori di studiar meglio le loro parti ed agli spettatori di digerir meglio le bellezze dei capolavori dell’arte drammatica.

Ora da un pezzo le cose procedevano così. Gli artisti stranieri avevano l’abitudine di farsi scritturare a Quiquendone quando volevano riposarsi dalle fatiche fatte in altre scene, e non pareva che nulla dovesse modificare quei costumi inveterati, quando, quindici giorni dopo la faccenda Zitto e Custos, un incidente inaspettato venne a gettare di nuovo il turbamento nella popolazione.

Era un sabbato, giorno di spettacolo. Non si trattava ancora, come si potrebbe credere, di inaugurare la nuova illuminazione, no; i tubi mettevano bensì nella sala, ma, per il motivo accennato più sopra, i becchi non erano ancora stati collocati e le candele del lampadario gettavano tuttavia la loro luce temperata sui molti spettatori che ingombravano il teatro. Si erano aperte le porte al pubblico alla una dopo il mezzodì, ed alle tre la sala era mezzo piena. C’era stato un momento un codazzo di gente che si svolgeva fino all’estremità della piazza S. Ernuph, innanzi alla bottega del farmacista Josse Liefrinck. Codesta premura faceva presagire una bella rappresentazione.

«Andrete stassera al teatro? aveva detto al mattino il consigliere al borgomastro.

— Non ci mancherò, aveva risposto van Tricasse, e ci con-