Pagina:Verne - Racconti fantastici, 1874.pdf/29


capitolo vi. 31

la cui disposizione interna ed esterna rammentava tutti gli stili. Era a un tempo bizantino, romano, gotico e del rinascimento, con porte a centina, con finestre ogivali, rosoni fiammeggianti, campaniluzzi bizzarri, in una parola, un campione di tutti i generi, metà Partenone, metà caffè parigino, la qual cosa non deve far meraviglia, imperocchè, incominciato sotto il borgomastro Lodovico van Tricasse nel 1175, non fu terminato che nel 1837 sotto il borgomastro Natale van Tricasse.

Si erano impiegati settecento anni a costrurlo, conformandosi alla moda architettonica di tutti i tempi.

Non monta, era un bell’edifizio, i cui pilastri romani e le vôlte bizantine non dovevano stonar molto coll’illuminazione a gas ossidrico.

Si rappresentava un po’ di tutto a Quiquendone, ma in ispecie l’opera buffa e l’opera seria; ma convien dire che i compositori non avrebber riconosciute le loro opere, tanto i movimenti erano cambiati.

In fatti, siccome a Quiquendone non si faceva nulla di troppo presto, le opere drammatiche avevano dovuto conformarsi ai temperamenti Quiquendonesi. Sebbene le porte del teatro si aprissero alle quattro e si chiudessero alle dieci, non vi era esempio che si fossero in queste sei ore eseguiti più di due atti. Roberto il Diavolo, Gli Ugonotti e Guglielmo Tell occupavano di solito tre sere, tanto l’esecuzione di questi capolavori era lenta. I vivaci a quel teatro oziavano come veri adagi. Gli allegri si strascicavano per le lunghe, le semi biscrome non valevano più delle semi-brevi d’ogni altro paese. Le volate più rapide, eseguite secondo il gusto dei Quiquendonesi, avevano le andature del canto fermo. I trilli spensierati si illanguidivano, si compassavano per non offendere le orecchie dei dilettanti, e per dir tutto con un esempio, l’allegro di Figaro alla sua entrata nel primo atto del Barbiere di Siviglia si misurava col numero 33 del metronomo, e durava cinquantotto minuti quando l’attore era un uomo spiccio.

Come è da immaginare, gli artisti venuti di fuori avevan dovuto conformarsi a questa moda, ma siccome venivan pagati