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14 un capriccio del dottor ox.


— Il gas ossidrico.

— Appunto, il gas ossidrico.

In questo mentre s’aprì l’uscio e Lotche venne ad annunciare al borgomastro che la sua cena era pronta.

Il consigliere Niklausse si levò per prendere commiato da van Tricasse cui tante deliberazioni prese e tanti negozi trattati avean messo in appetito; poi fu convenuto che si radunerebbe in un tempo abbastanza lontano il consiglio dei notabili affine di deliberare se si dovesse prendere una risoluzione provvisoria sulla quistione veramente urgente della torre di Audenarde. I due degni amministratori si diressero allora verso la porta che metteva sulla via, l’uno riconducendo l’altro. Il consigliere, giunto all’ultimo pianerottolo, accese un lanternino che doveva guidarlo nelle oscure vie di Quiquendone non ancora illuminate dal gas del dottor Ox. La notte era buia, si era nel mese di ottobre, ed una lieve nebbia oscurava la città.

I preparativi della partenza del consigliere Niklausse richiesero un buon quarto d’ora, perchè dopo d’aver accesa la sua lanterna egli dovette calzare i grossi zoccoli articolati di pelle di vacca ed infilare i guanti di pelle di montone; poi rilevò il bavero di pelliccia del pastrano, calò il cappellaccio sugli occhi, brandì il pesante parapioggia a becco di civetta e si dispose ad uscire.

Nel momento in cui Lotche, la quale faceva lume, stava per ritirare la spranga della porta, si udì di fuori un rumore in consueto.

Sì! per quanto la cosa possa parere inverosimile, un rumore, un vero rumore, quale la città non ne aveva certo inteso dopo la presa della torricella dagli Spagnuoli nel 1513, un terribile rumore svegliò gli echi, così profondamente addormentati, della vecchia casa van Tricasse. Si batteva la porta vergine fino allora di ogni brutale contatto! Si picchiavano colpi raddoppiati con uno strumento contundente che doveva essere un bastone nodoso maneggiato da mano robusta. Ai colpi si mescevano grida e si udivano distintamente queste parole: